Una breve intervista del 2012 per lUrrutia Dojo Argentina

1)  Quali vantaggi porta, secondo lei, la pratica dell’Aikido?

L’Aikido è una delle componenti essenziali della mia vita e praticandolo da lungo tempo non saprei dire quali vantaggi esso porti. Mi accompagna da 33 anni (ora 43, N.d.E.) ed immagino che senza di esso sarei probabilmente un altro uomo, mi muoverei diversamente, penserei diversamente, forse approccerei la vita con una filosofia diversa. Dovrei restare qualche tempo senza praticarlo per comprendere quali sono i suoi benefici ma preferisco stare senza risposte piuttosto che senza Aikido.

2) Quali principi esprime durante  una classe?

Le tecniche di base sono esse stesse principi, è sufficiente praticare per qualche tempo per comprendere che esse sono una grande metafora (a volte un paradosso) della vita. Importante per me è la capacità di mantenersi in equilibrio, o imparare a gestire il disequilibrio; saper essere centrati (mentalmente) sul proprio “asse mediano”, senza il quale non saremmo in piedi e non lo saremmo come uomini non solo come aikidoka; la capacità di accettare il contatto, anche quello che “non ci piace”; saper “ascoltare” il proprio compagno di pratica. Se prendiamo i cinque principi, da Ikkyo a Gokyo, ritroviamo proprio questo e la nostra crescita non è determinata dalla nostra bravura nell’eseguire o subire una tecnica ma dalla  capacità di accettare le condizioni che una determinata situazione (spesso di stress) ci impone. Non è la vita questa?

3) Per lei, qual è lo scopo della pratica? 

L’Aikido, per me, è una grande opportunità di carattere culturale e di costruzione dell’uomo, inteso come essere umano. Questo non significa che l’Aikido vada inteso e trattato come una filosofia dimenticando il rigore e la disciplina di cui esso è portatore, anzi è proprio attraverso rigore e disciplina che riusciamo a costruire. Mi rifiuterei di sudare trenta o quarant’anni su un tappeto polveroso solo per sapermi difendere da un ipotetico aggressore. Diciamo che la capacità difensiva che acquisiamo nella pratica è un gradito “effetto collaterale” ma non possiamo fermarci a questo, sarebbe stupido e soprattutto noioso. L’Aikido, per sua stessa natura, contribuisce alla nostra crescita intellettuale e all’equilibrio tra la nostra mente e il nostro corpo. Questo a me sembra molto.

4) Che attitudine consiglia ad un buon praticante di Aikido? 

Penso che la giusta attitudine debba riferire proprio all’aspetto marziale. I contenuti filosofici ed antropologici dell’Aikido sono tali (e veri) solo se ci scontriamo davvero con gli aspetti più duri dell’arte marziale. L’Aikido fornisce una chiave di lettura storico-tradizionale della marzialità, penso alla spada, in continuo adattamento e comparazione con il lavoro in Taijutsu. La giusta attitudine dunque è proprio questa: seguire la genesi, la discendenza marziale di cui l’Aikido è portatore ed affrontarla, non aggirarla raggirando se stessi. Penso quindi che un approccio tradizionale sia necessario ma deve mantenere, allo stesso tempo, una disponibilità consapevole all’evoluzione. La tradizione non è lasciare le cose come sono ma portare i suoi principi nel cambiamento.